Jans deve morire

Jans deve morire

Jans, ragazzino di sette anni cresciuto nelle strade della Berlino operaia, è malato. I suoi genitori, Martin e Marie, sono giovani, il loro matrimonio ha conosciuto fasi alterne di amore e momenti di stanchezza. Ma l'amore per il piccolo Jans ha sempre emesso luce e calore nel loro nido. Ora Jans deve morire. Per Martin, il pallido operaio con negli occhi la luce del sognatore, è come se la terra intera esplodesse. Marie accudisce il figlio con una sorta di intorpidita desolazione. Dopo mesi trascorsi davanti alla finestra seduto a osservare i giochi dei compagni nel cortile, man mano che si avvicina il tempo della nascita di una nuova sorellina, Jans pare riacquistare un labile brandello di energia, riprende la scuola e rivede i suoi amici. Ma è cambiato, sa che c'è ormai una nuova vita che occupa il suo posto di un tempo. La piccola Anne rappresenta una fragile speranza, una fonte di tenera gioia e lui non occupa altro che un angolo buio, ragione di pena infinita e segreta molestia. Per questo quando riprende i suoi pericolosi giochi di strada, la sua breve gloria ha il sapore acre e dolciastro del sangue che poco dopo gli invade la gola e lo fa a abbattere sulle scale di casa, in un tragico atto finale che sembra evocare la consegna di un compito assolto. Questo lungo racconto di Anna Seghers è stato scritto nel 1925 ed è rimasto inedito fino a oggi. Qui viene pubblicato assieme a un ritratto con cui Christa Wolf ha ricordato la sua amica e maestra nel centenario della nascita, il saggio "Contrasti".
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