Buick Riviera

Buick Riviera

L'inverno infuria a Toledo, Oregon (Stati Uniti), ma Hasan Hujdur si preoccupa solo della sua mitica Buick Riviera del 1963: compie perciò tutti i riti quotidiani che le consentono di resistere alla neve e al ghiaccio e di essere sua compagna fedele, presenza familiare e amica in un mondo estraneo, carrozza di fiaba sopravvissuta nella modernità. Una devozione che provoca il risentimento della moglie Angela, attrice d'origine tedesca, che accusa il marito di dedicare più tempo alla Buick di quanto ne trascorra a svolgere il suo lavoro di cameraman, che vent'anni prima l'aveva portato dalla Bosnia nativa negli Usa, la Mecca del cinema. Per farsi perdonare, Hasan si offre un giorno di andarla a prendere a teatro, ma nel gelo notturno la Buick si blocca e non c'è verso di farla ripartire. Il destino fa sì che a soccorrerlo si fermi Vuko Salipur, ex-autista d'autobus (tratta Titovo-Sarajevo) e criminale di guerra, scampato con notevole fortuna a carceri e condanne e ora in fuga anche dalla ricca moglie, una psicologa americana. In un crescendo di equivoci e situazioni grottesche finisce che la Buick passa di mano, che Hasan scompare non si sa dove e che Vuko campi costruendo sul fuggiasco un'altra storia. Intanto, la bella macchina del tempo che fu rimane abbandonata sul bordo di una strada a morire di ruggine. Una novella, la chiama Jergovic, che qui rivela doti notevoli nell'uso della parodia, del rovesciamento delle sorti di cui il destino è capace, per cui ogni personaggio può giocare molte parti e ruoli, volente o nolente, assente o presente. È così, per esempio, che un innocuo cameraman che si sottrae alla noia della sua esistenza può trasformarsi in un moderno fantasma: il terrorista islamico.
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