L'uomo che aveva perso il nome

L'uomo che aveva perso il nome

Un'odissea tutta americana: le avventure picaresche e struggenti di Joe Starling alla ricerca delle proprie radici e della propria legittima eredità, un percorso che si snoda "dentro" il personaggio principale e "fouri", raccontato da un magistrale narratore. Lasciata New York, Joe torna nel ranch del Montana appartenente alla sua famiglia e ritrova gli antichi affetti, la solitudine e gli spettri del passato. Un viaggio alla scoperta di se stesso che lo porta a contatto con una realtà statica e monocorde, fatta di perdenti - come gli zii Smitty e Laureen, creature deboli e abbandonate, chiuse in un mondo tutto loro, l'uno pazzo e alcolizzato, l'altra inerme e iperprotettiva nei confronti del fratello. Joe affronta anche il dramma sentimentale, lacerato dalla passione per due donne: la concreta e pragmatica Ellen, amore adolescenziale, e la sensuale, inquieta Astrid che lo raggiunge da New York dove condividevano l'appartamento. Ma il vero, dilagante protagonista è la natura, che si staglia sullo sfondo dell'intera vicenda. Sono gli spazi sconfinati dell'America rurale, delle praterie e dei campi di fiori che si estendono a perdita d'occhio, dei cieli azzurri e profondi dove galleggiano nuvole candide e vaporose, dei cavalli, delle mandrie, del fieno e dei cowboy. Scandita da un ritmo lento, che si sofferma sui dettagli della quotidianità come sui ricordi di un nebuloso tempo andato, un'opera estremamente suggestiva, in cui il lirismo di certe evocazioni fa da contraltare all'umorismo schietto e talora brutale di una voce narrante acuta e disincantata. Enorme successo negli Stati Uniti, un libro che respira L'atmosfera di certi film e romanzi 'on the road', arricchito dalla squisita, eccezionale sensibilità di un grande scrittore.
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