La caccia al cinghiale

La caccia al cinghiale

In un mito ellenico narrato in mille modi diversi, sessanta eroi e una fanciulla, Atalanta, vengono da ogni dove nella terra di Calidone per liberala dall'assedio di un feroce cinghiale. Tremila anni più tardi, ai tempi del nazismo, nella stessa regione della Grecia l'inseguimento riprende con altri cacciatori e una nuova preda. Ne è testimone l'ebreo fuggiasco Solomon Memel, che alla fine della guerra racconterà la sua storia in un poema interamente ispirato a quelle antichissime immagini. Un libro fondamentale, addirittura studiato nelle scuole. Ma un testo affidabile? Fin dalla sua prima uscita, un amico di gioventù di Sol, forse già un fantasma, in un'edizione critica dall'impressionante apparato di note insinua il dubbio sulla sua attendibilità. E adesso, dall'America, un'altra amica creduta persa ritorna per girare un film che stabilisca la realtà dei fatti. Solomon, Jakob, Ruth; Melanione, Meleagro, Atalanta... Il mito è il principio o la fine della vicenda umana? O non esiste un processo lineare, e tutto è un eterno cerchio? E la poesia, che per Sol è l'unico "luogo del Dicibile", è davvero la più sublime forma di verità o, come crede Ruth contemplando l'opera dello scrittore, un'inconsapevole illusione? In una vicenda dal forte impatto cinematografico, di cui il lettore è allo stesso tempo spettatore e interprete di velate allusioni, la raffinata ricerca di qualcosa che, forse, come l'interno buio di una grotta in un luogo impervio, si rifrange nella mente in molteplici aspetti, ma è invisibile e inconoscibile nella sua essenza.
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