Il canto della libertà

Il canto della libertà

Teza era un cantautore con il coraggio di infiammare il popolo birmano contro la dittatura. Adesso è solo un prigioniero politico, che vive in isolamento dopo la condanna a vent'anni di detenzione. Un'esperienza tragica, in cui diventa un reato gravissimo persino avere una penna e un pezzo di carta. Eppure, piano piano anche in un incubo come questo lui scopre piccole tecniche di sopravvivenza, fisica e mentale, attingendo alla millenaria pazienza buddista per dare un senso persino alla follia. Inoltre, per forza di cose la segregazione non può essere totale: secondini, graduati, detenuti incaricati di fare le pulizie... Tutti, più o meno consapevolmente, risentono dell'influenza di Teza, intrecciando le loro storie con la sua. Ecco la guardia scelta Chit Naing, affascinato da quel prigioniero che rifiuta di fare il prigioniero e così gli permette di non essere un secondino, almeno per qualche furtivo istante. Ecco il ragazzo, un orfano che è cresciuto in carcere e credeva che quella realtà disumana fosse l'unica possibile, e il crudele e frustrato Bello, e il chiromante Sein Yun che trasmette i pettegolezzi di tutta la prigione... Poi Teza trova persino un sistema per seguire le vicende del mondo esterno, da quelle della leader Aung San Suu Kyi alla resistenza capillare e ostinata del suo popolo, prigioniero nel suo stesso paese perché colpevole di due crimini imperdonabili: sapere di aver diritto a una vita migliore e avere il coraggio di pretenderla.
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