Concepire l'infinito

Concepire l'infinito

"Concepire l'infinito" consiste in una raccolta di saggi in cui autrici diverse si confrontano con figure di riferimento - scrittrici, poetesse, filosofe - in cui trovano ispirazione e affinità. Il concetto di infinito che fa da filo conduttore non è semplicemente una definizione accademica: è un infinito più libero, creativo, poco convenzionale, è la capacità di far nascere, crescere e curare qualcosa che sta fuori da ogni ordine di grandezza umana. Così, a Virginia Woolf lo spazio della scrittura appare senza confini, come nota nel suo saggio Liliana Rampello, mentre Anita Raja riassume la scrittura di Ingeborg Bachmann nel compito di concepire l'indicibile. Per Luisa Muraro la in-finitezza dell'opera di Iris Murdoch è data dalla contaminazione tra narrativa e filosofia, caratteristica di questa autrice, e per Rosella Prezzo l'esilio, lo sradicamento, ha iniziato Maria Zambrano al sentire e alla vocazione del pensare. Monica Farnetti definisce Anna Maria Ortese come la più straniera nella legione straniera delle scrittrici italiane del Novecento; Annarosa Buttarelli individua nei racconti di Flannery O'Connor la ricerca dell'infinito mistero di una verità senza consolazione. Comune denominatore di questi saggi è l'attenzione alla scrittura, luogo privilegiato in cui il quotidiano può aprirsi alle infinite forme dell'infinito e da cui quest'ultimo può illuminare ogni aspetto della nostra vita. Perché in fondo, come sosteneva Simone Weil, "una cosa qualunque contiene l'infinito".
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