Doppia vita

Doppia vita

Gottfried Benn, una delle figure più contraddittorie, oltre che delle più alte, della letteratura tedesca del '900, traccia in queste pagine memorabili un profilo autobiografico che dagli anni della giovinezza raggiunge l'operosa maturità, e non può evitare di attribuire a se stesso una "doppia vita", sospesa tra la direzione del letterato e quella dell'uomo di scienza. L'"io lirico" da una parte e il persecutorio "alter ego" dei due immaginari compagni di esperienza, Ronne e Pameelen, dall'altra inscenano qui un intenso rapporto dialettico da cui emerge ricostruito l'intero panorama culturale del nostro secolo. Qui è la portata, l'ampiezza di signiificato del libro. Nel tentativo di riconciliarsi, non solo con la propria coscienza, ma anche con quella storica del suo Paese, Benn ha spinto questa autobiografia (redatta in due riprese nel 1934 e nel 1950) ben oltre l'orizzonte della memoria, sino ad abbracciare la genesi ed il futuro dello spirito dell'Occidente. Caduto nella trappola dell'illusione "rigenerativa" all'epoca del nazionalsocialismo, lo scrittore cerca ormai di trasmettere alle generazioni successive una visione più distaccata e penetrante della realtà. E lo stile, mirando ad una forte plasticità, ribadisce le manifestazioni dirette del discorso e prende corpo, secondo la definizione dello stesso Ben, in una "prosa assoluta", nutrita di compatti noduli sostantivali e affrancata da ogni rischio di retorica. Se è esistito chi ha sottoposto ad una vera e propria autopsia il nostro tempo, costui è Gottfried Benn, che lasciò aperta una porta al sogno solo perché la forza espressiva della parola non dovesse scontare i limiti imposti dalla razionalità.
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