Nel 1978, quando Edward W. Said pubblicò "Orientalismo", una svolta irreversibile modificò i paradigmi delle letterature comparate relativamente alla ricezione dell'"altro" e dei suoi valori in un diverso sistema culturale. Scopo di Said non era tanto di spiegare cosa fosse il vero Oriente, né di candidarsi quale difensore culturalmente autorevole dell'islam, ma di dimostrare la stretta connessione tra potere e sapere: se era poi vero che l'Occidente aveva elaborato nei secoli, sull'Oriente, una serie di stereotipi al fine d'esercitare ancora meglio il proprio predominio. Muovendo da queste premesse, dopo aver attentamente ricostruito il percorso storico e culturale che portò Said all'elaborazione della sua teoria, nonché l'ambiente d'origine e internazionale in cui quell'esperienza si sviluppò, Silvia Lutzoni, sulla scorta di una documentazione di prima mano talvolta ancora ignota in Italia, con dovizia di date nomi e opere, mostra in questo libro come l'orientalismo abbia anche condizionato, in un processo di vera e propria autocolonizzazione, la letteratura araba contemporanea stessa, una letteratura criticamente rinunciataria, sensibilissima alle domande del mercato e quasi ansiosa, in certe sue esperienze anche molto celebrate in Occidente come quella di Tahar Ben Jelloun, di rispondere a tutte le aspettative di un lettore non arabo, autorevolmente rassicurandolo nei suoi pregiudizi e nelle sue acritiche certezze.
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