L'immaginario violato

L'immaginario violato

"L'occidente spodesta e assoggetta, ma non vuole essere accusato o disturbato nelle sue certezze". E soprattutto - secondo Aminata Traoré, ex ministro della Cultura del Mali, che si batte per un'alternativa africana alla globalizzazione - teorizza, senza confessarlo apertamente, una incapacità innata dell'Africa a immaginare e far valere un modello che non sia quello dei paesi ricchi, ma che possa in qualche modo essere vincente, diverso, propriamente africano. E la convinzione è così forte che persino le voci contrarie alla globalizzazione, fino ad ora, sono arrivate solo dai paesi stessi che la praticano. "Queste voci che soffocano le nostre vorrebbero che sulla loro scia ripetessimo che 'siamo poveri', che piangessimo sulla sorte che loro ci hanno imposto". La soluzione per stroncare la povertà, sempre secondo una certa ideologia egemone, sarebbe l'inserimento dell'Africa nel processo di globalizzazione. Niente di più falso, sostiene l'autrice. Lo stato di decadenza del continente africano è l'inevitabile conseguenza della prepotenza del sistema mondiale e del suo disegno mercantilista e disumano. Perché l'Africa si riappropri di un progetto che sia solo suo, è necessario che si ricostituisca l'immagine che ha di se stessa, quella immagine che l'Occidente ha così tante volte violato, manipolato, sfruttato; bisogna che l'Africa scriva la parola fine alla violazione dell'immaginario. E il primo passo è forse proprio questo libro, il primo allarme contro la globalizzazione che non provenga dai paesi che la impongono, che la creano. Una testimonianza forte, in cui la voce politica che difende il continente nero dalla povertà e dall'asservimento ai paesi più ricchi continuamente si mischia al racconto appassionato e autobiografico dell'autrice, ai ricordi africani, alla potenza visionaria delle loro tradizioni, della loro cultura, della loro umanità.
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