La montagna incantata

La montagna incantata

"La montagna incantata", uno dei romanzi che hanno improntato il secolo letterario, fu concepito inizialmente da Mann come racconto. Gli era stato ispirato da una breve permanenza nel sanatorio svizzero di Davos, e, nelle sue intenzioni, 'non doveva essere altro che un riscontro umoristico alla "Morte a Venezia"'. Ma, via via, il racconto crebbe in estensione e complessità fino a diventare romanzo, nella piena tradizione del "Bildungsroman". Il protagonista, il giovane Hans Castorp, quando arriva a Berghof è il tipico tedesco settentrionale, un solido e rispettabile borghese; ha però le sue curiosità spirituali ed è intellettualmente aperto all'avventura. A contatto con il microcosmo del sanatorio, vero e proprio panorama di tutte le correnti di pensiero dell'epoca, il suo carattere subisce un'evoluzione e un incremento: passa attraverso la malattia (Behrens e Krokowski), l'amore (la signora Chauchat), il razionalismo e la gioia di vivere (Settembrini), il pessimismo irrazionale(Naphta), senza che nessuna di queste posizioni lo converta. Ma in mezzo a tante forze contrastanti, Castorp trova il proprio equilibrio. Nel mondo della "montagna magica" dove il tempo si scioglie e il ritmo narrativo si snoda in sequenze di ore, giorni, mesi e anni resi tutti indistinti dalla routine quotidiana, egli può liberamente crescere. Paradossalmente (l'umorismo di Mann), dopo essere stato convertito alla vita Castorp tornerà alla pianura per perdersi nell'inutile strage della "grande" guerra. "Il Graal che egli, anche se non lo trova, intuisce nel suo sogno quasi mortale prima di essere trascinato dalla sua altezza nella catastrofe europea", disse Mann, parlando agli studenti di Princeton nel 1939, alla vigilia di un'altra strage, "è l'idea dell'uomo, la concezione di un'umanità futura, passata attraverso la più profonda conoscenza della malattia e della morte.
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