I Savoia

I Savoia

Ad Anse, nel 1025, nel corso di un'assemblea di vescovi e principi laici, un uomo si alzò in piedi e giurò solennemente che non avrebbe violato chiese, rubato cavalli, imprigionato ecclesiastici, distrutto mulini, rubato grano, assalito nobildonne e vendemmiato la vigna altrui. Sembra che fosse conte e si chiamasse Umberto. Sarebbe lui quindi, secondo gli storici, l'oscuro capostipite della dinastia che ottocento anni dopo unificò sotto il suo trono tutti gli Stati della penisola italiana.I suoi successori escono lentamente, faticosamente dal piccolo feudo alpino in cui sono nati. Hanno nomi che ricorrono frequentemente nella storia della famiglia: Oddone, Aimone, Umberto, Emanuele, Carlo, Amedeo, Vittorio. Sono ambiziosi, pazienti, abili, pronti a cogliere ogni occasione pur di allargare i loro domini e di estendere la loro influenza a sud e a nord delle Alpi. Come ogni dinastia nascente sanno alternare con abilità le due armi che meglio garantiscono il successo dei rapporti internazionali; i matrimoni e la guerra. Troppo piccoli per dirigere il corso degli avvenimenti i Savoia sono abbastanza forti e combattivi, tuttavia, per essere, in alcune circostanze, il fattore decisivo di uno scontro militare. Eccoli quindi impegnati in tutti i grandi conflitti che sconvolsero l'Europa dalla Guerra dei Cent'anni alle guerre napoleoniche. Vincono e perdono battaglie, subiscono assedi e invasioni, fanno e disfano trattati internazionali. Ma progrediscono tenacemente allargando i loro possedimenti e acquistando, dopo il ducato, un titolo reale: la Sicilia per alcuni anni, poi la Sardegna e infine, nel 1861, l'Italia. Per quasi cent'anni dal 1848 al 1946, la loro storia è, nel bene e nel male, indissolubilmente legata a quella della nazione italiana e dello Stato unitario. Il loro declino e la loro caduta, a cui l'autore dedica l'ultimo capitolo del suo libro, è la storia del nostro presente.
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