Controversie

Con Renzo De Felice, Ernst Nolte è lo storico che ha maggiormente affrontato e discusso, da posizioni originali e spregiudicate, il fenomeno del fascismo. Con Francois Furet è quello che ha meglio colto il ruolo del comunismo e dello Stato sovietico nella storia del Novecento. Con i migliori storici del genocidio ebraico è quello che si è più angosciosamente interrogato sulla natura e sulle ragioni del genocidio degli ebrei. Le sue tesi sulla "guerra civile europea" e sul rapporto speculare che lega il lager al gulag hanno suscitato innumerevoli dibattiti e reazioni polemiche. Pochi storici, nel corso degli ultimi vent'anni, sono stati altrettanto contestati e contraddetti. Ma nessuno dei suoi avversari, in Germania o altrove, ha mai negato la straordinaria competenza del lavoro storiografico di Nolte.Questo libro è una sintesi felice dei grandi temi da lui trattati nel corso dei suoi studi. Vi compaiono tutte le domande scomode che Nolte ha posto a se stesso e ai suoi lettori. Quali furono le cause e la dinamica del genocidio? Una precisa strategia di Hitler o un intricato puzzle di decisioni successive, dettate dalle circostanze e dall'autonoma scelta dei leader del regime? Come ogni questione storica anche questa suscita altri interrogativi. Che cosa fu il regime nazista? Una monocrazia? Una "policrazia di basso livello"? O addirittura, secondo una famosa definizione di Goebbels, una "anarchia autoritaria"?Ma non basta interrogarsi sulla natura del regime. Occorre comprenderne le origini. Per Nolte il Reich hitleriano fu una reazione radicale, in stile bolscevico, al bolscevismo sovietico, vale a dire a un evento che l'intero Occidente, e non soltanto la Germania, percepì come una terribile minaccia. L'autore non giustifica e non perdona. Ma cerca di comprendere perchè la reazione antibolscevica di Hitler abbia individuato nel mito della razza l'unica risposta efficace all'internazionalismo sovietico, perchè l'ebreo sia divenuto nella mitologia nazista il "perfido artefice" dello Stato comunista.