Morte a credito

Morte a credito

Se volessimo parlare di fatti, dovremmo dire che in Morte a credito Céline racconta l'antefatto del Viaggio al termine della notte, cioè gli anni della sua vita (della vita del suo personaggio, del suo alter ego narrativo) dall'infanzia sino all'immediata vigilia dell'evento che segna l'inizio del primo romanzo, cioè la partenza, come giovanissimo volontario, per l'avventura massacro della prima guerra mondiale. Ma, se mi si perdona il gioco di parole, il fatto - l'unico fatto, il fatto decisivo - è che in Morte a credito, anzi da Morte a credito in poi, non ci sono più fatti: Céline non espone non riferisce, non "racconta" più; vive e fa vivere al lettore, pure situazioni, puri blocchi di materia temporale, dall'interno del loro stesso accadere, in una sorta di presente perpetuo, di "presa diretta" che abolisce qualsiasi distanza psicologica tra l'evocato e l'evocazione, tra l'esistere della voce e ciò che la voce fa esistere. L'"io narrante" si è interamente trasformato e dissolto, insomma, in "io lirico"... Si tratta - rispetto al Viaggio, ma anche e soprattutto rispetto alla tradizione narrativa preesistente - d'una novità di portata rivoluzionaria, che fa dell'opera di Céline, e di Morte a credito in particolare, una sorta di cardine, di snodo decisivo nella storia del romanzo moderno o, per essere più precisi, di ciò che nella letteratura moderna viene dopo il romanzo e ne tiene più o meno verosimilmente il posto.
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