Uccidere Hitler. La storia di tutti gli attentati al Fuhrer

Uccidere Hitler. La storia di tutti gli attentati al Fuhrer

Sugli attentati orditi contro Hitler esistono altri libri, da quello di Indro Montanelli, apparso nel 1949 ("Morire in piedi", forse la prima cronaca delle congiure organizzate dalle forze armate tedesche contro il Fuhrer), a quello di Guido Knopp ("Sie wollten Hitler toten"), pubblicato nel 2004. Ma quello di Roger Moorhouse presenta molte caratteristiche originali. E' anzitutto una storia del nazismo e del suo leader, scandita dalle bombe, dai pugnali, dai colpi di pistola e dai minuziosi o fantasiosi complotti con cui un pugno di uomini e di donne cercarono di eliminare lo 'spirito del male'. È in secondo luogo un ritratto biografico del 'bersaglio' e delle sue ossessioni. Pochi uomini furono così dominati dal sentimento del pericolo e dalla necessità di innalzare intorno alla propria persona un baluardo di protezione. Ma pochi furono altrettanto convinti della propria invulnerabilità. Fra gli uomini pubblici del suo tempo, Hitler fu uno dei primi che si servì per i suoi spostamenti di vetture blindate, di aerei gelosamente sorvegliati sino al momento della partenza, e di corpi speciali, composti da fedeli pronti a sacrificarsi per la sua sicurezza. Ma Hitler preferiva le vetture scoperte e dava prova, in molte circostanze, di una irresponsabile audacia. In terzo luogo il libro di Moorhouse è un affascinante saggio sulla razionalità e sulla follia dell'assassinio politico. Dallo svizzero Maurice Bavaud, 'sicario di Dio', a Claus von Stauffenberg, ufficiale della Wehrmacht e gentiluomo prussiano, "Uccidere Hitler" è una straordinaria galleria di 'assassini' animati da motivazioni diverse. Grazie alla capacità narrativa dell'autore, ogni complotto diventa così un piccolo romanzo che ha ora il tono delle opere di Dostoevskij, ora il ritmo del racconto poliziesco, ora il rigore del trattato politico. L'interrogativo ricorrente, che appare continuamente sullo sfondo dell'opera, è l'utilità del tirannicidio. Benjamin Disraeli disse un giorno alla Camera dei Comuni che l'assassinio politico "non ha mai cambiato la storia del mondo". Moorhouse invece pensa che la morte violenta di un grande leader abbia spesso cambiato il corso della storia, ma quasi sempre in una direzione diversa da quella desiderata dai suoi assassini. Quale sarebbe stata la storia d'Europa se uno dei ventidue attentati raccontati da Moorhouse avesse colpito il bersaglio? Quando si dichiarava certo della propria invulnerabilità Hitler, paradossalmente, aveva ragione. La pistola che lo uccise, dopo tanti tentativi falliti, era impugnata dalla sua mano, il dito sul grilletto era il suo.

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