Barghouti, il Mandela palestinese

Barghouti, il Mandela palestinese

Il 15 aprile 2002 l'esercito israeliano ha catturato Marwan Barghouti, segretario generale di al Fatah in Cisgiordania, e lo ha trasferito in Israele, dove è stato condannato all'ergastolo per terrorismo. Un processo discusso, sia sul piano della legalità internazionale sia per la fragilità delle prove. Nato vicino a Ramallah, Barghouti ha conosciuto giovanissimo il carcere e poi l'esilio. Sostenitore degli accordi di Oslo, di fronte allo stallo dei negoziati di pace è diventato il leader più intransigente dell'intifada. Laico, legato ai movimenti delle donne ma rispettato dagli estremisti islamici, è considerato da molti il vero successore di Yasser Arafat. Dal carcere, è stato l'uomo decisivo per convincere le formazioni armate ad accettare una tregua. E, come è accaduto a Nelson Mandela, potrebbe essere lui l'unico garante credibile di una futura, per quanto difficile, pacificazione. La sua storia, la documentazione sul processo, il pensiero: una vicenda umana che è anche la sintesi degli ultimi, durissimi anni della lotta del popolo palestinese.
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