Romanzi per il macero

Romanzi per il macero

Che cosa c'è nel 'sacco dei manoscritti' che ogni giorno il postino lascia dietro la porta di un editore? Quali storie, quali generi, quali stili? E come sono confezionati quei plichi, quei floppy, quelle e-mail? Con quale invenzione-espediente-escamotage l'aspirante scrittore - più o meno fresco di scuola di scrittura - può ancora provare a vincere la diffidenza del cinico e disilluso 'editor' di turno? Quali sono le regole di quella guerra non dichiarata che ogni giorno oppone tutti coloro che vogliono essere letti e pubblicati a coloro che per mestiere (e per vocazione) non cercano altro che il minimo pretesto per non pubblicarli? E chi, e come, si salva da questa mattanza? L'autrice di questa rigorosissima inchiesta sugli scantinati delle patrie lettere, condotta finalmente con la precisione e lo scrupolo che il tema merita, è stata, per molti anni, una 'manoscrittaia'. Al punto da sentirsi investita - a un certo momento - di una sorta di dovere di rappresentanza. E così ha chiesto al suo amico editore: "Ma perché non ci pubblicate? Come fate a scartarci? Chi vi dà tutta questa sicumera?". L'editore dapprima ha provato a schernirsi, poi ha abbozzato qualche impacciata risposta. Alla fine, è sbottato: "E va bene. Vuoi vedere con i tuoi occhi? Prego, accomodati, entra nella stanza maledetta, e guardali, i tuoi famigerati manoscritti". L'autrice non si è fatta pregare. Li ha guardati, quei manoscritti, a nome e per conto della categoria. Li ha letti con intelligenza, con ironia. E alla fine ne restituisce un ritratto, caustico, irriverente, vero. "Bellissimo", ha commentato l'editore. "A patto che ora la manoscrittaia non pretenda di rubarmi il mestiere...".
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