Diversamente vivi. Zombie, vampiri, mummie, fantasmi

Diversamente vivi. Zombie, vampiri, mummie, fantasmi

Le storie di morti viventi hanno attraversato tutto il secolo del cinema: dai primissimi esperimenti di Méliès fino al successo mondiale della saga di Twilight. E, parallelamente al cinema, hanno messo radici nei media più vari, dal romanzo (colto e popolare) al fumetto, dalla televisione al videogioco. Non è solo perché, come scrisse una volta Voltaire, di racconti sui morti che ritornano, come di pettegolezzi, non ci si stanca mai. E neppure si può ricondurre tutto alla lunga durata e all'ininterrotto successo di un genere, quello horror, e alla sua capacità di mettere in gioco alcune emozioni elementari come la paura e il disgusto. La verità è che le storie di quelli che in inglese vengono detti undead si richiamano a un fondo emotivo e mitico radicato, non solo nella nostra cultura. Minacciosi come i vampiri che rivivono per perseguitare i sopravvissuti; o teneri come sono a volte i fantasmi, che alla terra fanno ritorno soprattutto per nostalgia; o riemersi, come le mummie, dal passato più remoto; o ancora privi di pensiero come gli zombi, portatori di una morte essa stessa priva di significato. Si tratta, nelle vesti e con le tecniche della moderna cultura di massa, di un'autentica mitologia, che sembra rispondere a interrogativi, e ad esigenze, sempre presenti: la paura (mista magari ad attrazione) per un possibile ritorno dei defunti dal mistero impenetrabile di cui hanno varcato la soglia; il fascino, e insieme l'inquietudine, che ci desta l'idea di una vita oltre la vita.
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