Gentili signore e signori buongiorno

L'Italia prima del boom, prima della televisione, con le ferite ancora visibili nelle macerie accatastate, nella povertà neorealistica, si riuniva nelle case, nei bar, nei chioschi dei paesi per ascoltare alla radio i risultati delle tappe del Giro d'Italia. Insieme al calcio e alla politica, e forse anche di più, ai tempi del duello tra Bartali e Coppi, il ciclismo infiammava gli animi, era lo sport nazionalpopolare alla portata di tutti i sogni. Tra costoro nel dopo guerra, c'era giovanissimo, Adriano De Zan. Figlio di attori, cresciuto qui e lì tra alberghi e sistemazioni provvisorie, approda per caso alla radio e alla televisione ai suoi esordi e diviene in breve una delle voci sportive più ascoltate e amate dagli italiani. Con un linguaggio semplice ed efficace, lontano dalla retorica e da compiacimenti verbali, Adriano De Zan per mezzo secolo è stato il testimone loquace, critico, autorevole di uno sport più degli altri tessuto di fatica e di sudore, al punto che spesso la sua storia si fonde con quella del ciclismo. Mezzo secolo di notizie in diretta, di impervie rotte stradali al seguito dei suoi eroi, in giro per l'Italia e per il mondo a commentarne le imprese leggendarie, i successi, le cadute, le vittorie e le sconfitte: è quello che racconta questo libro con piglio narrativo e coinvolgente semplicità, la "telecronaca" stavolta del protagonista di innumerevoli telecronache, e cioè quasi cinquant'anni di attività e di lavoro affrontati con entusiasmo e passione,con onestà e lucida chiarezza, mentre intorno il Paese cambiava, si industrializzava, si arricchiva. Così la storia di Adriano De Zan e del suo lavoro di commentatore, di voci quasi ufficiale di questo sport così visceralmente legato alle vicende italiane finisce con l'essere anche una testimonianza del Paese e delle sue mutazioni, la storia di gare sportive ma anche quella di un mezzo come la televisione che ha modificato radicalmente i ritmi e le abitudini della gente.