Quello che rimane

Quello che rimane

"Quando ho letto "Quello che rimane" me ne sono subito innamorato. Mi sembrava assolutamente superiore a qualsiasi romanzo dei contemporanei di Paula Fox, come John Updike, Philip Roth e Saul Bellow. Mi sembrava senza alcun dubbio grande... A una prima lettura, è un romanzo di suspence. Sophie Bentwood, una signora quarantenne di Brooklyn, viene morsa da un gatto randagio al quale ha dato del latte, e per i successivi tre giorni si domanda che cosa le procurerà quel morso. Come nei romanzi di suspence, la posta in gioco è la vita e la morte e, forse, il destino del Mondo Libero. Sophie e suo marito Otto sono pionieri della buona borghesia urbana della fine degli anni Sessanta. Sophie oscilla fra la paura e uno strano desiderio di essere ferita. E' terrorizzata da un dolore che non è sicura di non meritare. Si aggrappa a un mondo di privilegi anche se questo la soffoca. Lungo il tragitto, pagina dopo pagina, ci sono i piaceri della prosa di Paula Fox. Le sue frasi sono piccoli miracoli di concisione e precisione, minuscoli romanzi loro stesse... "Quello che rimane" è uno di quei rari libri che fanno giustizia di entrambi i lati del matrimonio, sia dell'odio che dell'amore, sia da parte di lei che da parte di lui. Siccome in quello dei Bentwood avevo riconosciuto il mio stesso travagliato matrimonio, lo rilessi quasi subito. Speravo che ad una seconda lettura, potesse in realtà spiegarmi come vivere. Non è stato così. E' diventato invece più misterioso. E' difficile trovare una parola non essenziale o arbitraria nel libro. Un rigore e una densità tematica di tale grandezza non avvengono per caso, eppure è quasi impossibile per uno scrittore raggiungerli, ma questo romanzo ci riesce e si libra più in alto di ogni altra opera narrativa americana di stampo realistico dalla seconda guerra mondiale in poi." (Jonathan Franzen)
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