Il sogno di Chirone. Letteratura e potere nel primo Seicento

Il sogno di Chirone. Letteratura e potere nel primo Seicento

Il rapporto tra Achille e il centauro Chirone, messo in luce dalle fonti classiche e da una ricca iconografia antica e moderna, fonda un modello di interpretazione del dialogo tra il principe e il mondo delle lettere e delle scienze. Nel primo Seicento, ben dopo l'importante investitura della figura di Chirone nel "Principe" di Machiavelli, e dopo la perdita di autorevolezza dell'intellettuale presso le corti, il sapiente centauro, ritratto anche da Rubens, riprende parola in alcuni testi chiave, che ripensano il ruolo del poeta nei confronti del potere. Nella "Centaura" di Giovan Battista Andreini e nella dedica dell'"Adone" di Giovan Battista Marino l'emblema del maestro di Achille si presta a drammatizzare il ruolo del letterato, che prova a medicare i feriti rapporti tra una madre e un figlio, Maria de' Medici e Luigi XIII, e serve per definire biforme e quindi meravigliosamente mostruosa l'opera letteraria. Ma, in un perfetto gioco di dissimulazione, esso è utile anche per prendere le distanze dall'altro modello educativo di Achille, il virtuoso Fenice, il perfetto cortigiano, nella lettura di Castiglione. Al giovane Ferdinando II de' Medici anche Gabriello Chiabrera, contemporaneamente, rivolge autorevoli insegnamenti fingendosi Chirone. Ma la cifra del distacco e della solitudine del poeta, nella polvere della storia e delle corti, si fa ormai tangibile. Restano al letterato, che torna come il vecchio centauro nel suo antro boschivo, la severa disciplina delle lettere.
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