Il chiaro e lo scuro. Gli africani nell'Europa del Rinascimento tra realtà e rappresentazione

La presenza degli africani in Europa durante l'epoca protomoderna è poco studiata, e spesso viene addirittura dimenticata o rimossa, anche negli studi accademici. Pochi sanno che durante il Rinascimento, a dispetto della loro condizione di schiavi, africani e afrodiscendenti hanno lasciato tracce cospicue, non solo nella musica e nella danza, ma anche nei fenomeni linguistici, nelle tradizioni popolari, perfino nella moda. Negli ultimi anni l'indagine su questa misconosciuta cultura afroeuropea - che si è sviluppata in anticipo su quella afroamericana, immensamente più nota - produce convegni e mostre internazionali, e trova un crescente interesse sia in Europa che negli Stati Uniti presso diverse discipline. Tuttavia gli studi in proposito restano rari, specialmente in volume. Questa raccolta di saggi si propone di sopperire a tale lacuna, e colma un vuoto editoriale nel panorama italiano proponendo i risultati delle ricerche di un gruppo di studiosi e accademici appartenenti a varie discipline e provenienti da varie università italiane, europee (Queen Mary University di Londra, Università di Vienna, Siena e Napoli) e americane (State University of New York, University of Pennsylvania), qui coordinato dalla cattedra di Etnomusicologia dell'Università del Salento, che da alcuni anni raccoglie le tracce di questa cultura e le organizza in studi e repertori linguistici, iconografici, musicologici e coreologici in grado di riscrivere un capitolo della storia culturale europea. Nella ricostruzione storico-culturale offerta da Chiaroscuri, schiavi, liberti e africani liberi emergono come attori sociali, dotati di personalità e di iniziativa, in un'atmosfera in cui europei e afroeuropei, "bianchi" e "neri", realizzano autentici chiaroscuri relazionali e sociali, che divengono forme espressive sincretiche come il flamenco, numerose varietà di lingue franche, mode culturali "africaniste" come gli orecchini o le danze moresche.