Maniere, scherzi e canzonette morali

"Le Maniere de' versi toscani" e gli "Scherzi e canzonette morali", editi nel 1599, costituiscono un ideale compendio alla sterminata produzione di Gabriello Chiabrera, in quanto accolgono insieme i suoi primi e più fortunati testi amorosi e una scelta esemplare delle sue singolari proposte innovative in ambito metrico e stilistico-formale. Appare così in modo evidente l'eresia chiabreresca rispetto al manierismo e al marinismo dell'età sua, perché il predominante interesse metrico che regge la tessitura delle "Maniere e degli Scherzi", modellato su esempi della coeva lirica francese, con Ronsard in testa, comporta una scelta stilistica che di fatto pone il Chiabrera al di fuori della tradizione barocca, soprattutto nei testi di maggior estensione, per lo più costruiti intorno a episodi mitici. Egli ricerca un andamento orizzontale del testo, che procede per affreschi successivi, evocati attraverso un linguaggio di nitida chiarezza, dove il lessico - pur quasi totalmente petrarchesco - si formalizza in locuzioni fisse e standardizzate, perdendo totalmente l'aura allusiva e il timbro neutro caratteristici del petrarchismo maggiore. All'immediato successo presso poeti e musicisti contemporanei, che proprio dagli Scherzi mutuarono il termine tecnico musicale, segue una più tarda influenza stilistica che giungerà all'Arcadia e oltre, fino alle giovanili odi manzoniane, capace di rendere la lirica di Chiabrera un punto di riferimento sul quale si plasma, per via diretta o più spesso mediata, una sorta di grado zero della scrittura poetica italiana. La presente è la prima edizione critica e la prima fornita di un denso commento stilistico degli "Scherzi" e delle "Maniere", col prezioso corredo di un'appendice estesa all'intera produzione lirica di Chiabrera, della quale offre sia un incipitario con descrizione metrica sia un repertorio identificativo con la segnalazione di stampe e manoscritti: elementi tutti che rendono questo libro anche un fondamentale strumento [...]