Sulla scogliera

"In un luogo mitico - la casa sul promontorio sospesa tra cielo e mare, il paesaggio e la luce 'mediterranei' - un intagliatore di Madonne e una pittrice astratta, entrambi tedeschi, vivono ed espiano fino alle conseguenze estreme la maledizione tragico-farsesca dell'essere artisti nel mondo del già detto, del già fatto, nel triste mondo della riproducibilità. Un'Italia degradata, e tuttavia memore di una trascorsa civiltà i cui rituali estremi, seppure insidiati dalla barbarie 'spettacolare' della modernità, sopravvivono nella vita di un borgo marinaro, fa da sfondo a un delitto, efferato ed enigmatico, e a un'altrettanto misteriosa metamorfosi del protagonista, che nel volgere di una notte diviene completamente glabro, in tutto simile a un birillo, o a un gigantesco fallo. Luogo, situazioni, eventi: tutto fa da controcanto a una meditazione amara, violenta e impudica sulla vertiginosa perdita di senso dell'Occidente opulento e suburbano che ha rinunciato per sempre all'armonia e alla bellezza. Di questa perdita di senso, e della lotta inane per opporvisi, i due artisti dalle convinzioni e dai destini opposti e tuttavia convergenti sono i protagonisti. E' 'loro', infatti, la colpa, e loro sarà l'espiazione. Segnati dal doppio marchio di Caino dell'essere tedeschi (che per Rezzori è come dire complici di una mancata palingenesi all'indomani del 1945) e dell'essere artisti (ovvero cinici manovratori di un sistema di segni, funamboli in equilibrio sull'abisso che separa banalità e artificio, buoni sentimenti collettivi e ostentato solipsismo), i due partecipano con la loro opera della degradazione del mondo, della morte della bellezza, ma insieme ne sono vittime poiché, consapevoli di tutto questo, nostalgicamente rimpiangono una purezza originaria che è anch'essa finzione e contiene in sé i germi della dissoluzione." (Dalla postfazione di Andrea Landolfi)