La voce dell'amico. Sul prodigio dell'ascolto

La voce dell'amico. Sul prodigio dell'ascolto

All'origine di questo saggio c'è un libro che, colto una lontana prima volta, non ha cessato poi di voler essere riguardato, riascoltato, lasciato penetrare fino al fondo di sé. Il libro è "Essere e tempo" di Heidegger. Qui la "voce dell'amico" non va confusa con l'esperienza quotidiana dei rapporti sociali, né ridotta a quella scaglia superficiale e volatile delle abituali conversazioni. Essa invece si offre come evento radicale, come ciò che, rompendo il guscio dell'ego, dispone l'apertura originaria dell'uomo al mondo. Ma si da, nell'esperienza concreta, questo genere di amicizia? Nella riflessione di Francois Fédier entra a questo punto un altro testo capitale e mostra in atto la totale e perfetta amicizia: si tratta delle pagine memorabili che Montaigne, negli "Essais", dedica all'amico Etienne de La Boètie. Lo "stato di amicizia", quale forma del "reciproco beneficarsi", sperimentato mentre l'amico era in vita, si protrae ancora nel tempo ulteriore dopo la sua morte, prodigiosa conferma di un singolare fenomeno. Il saggio che leggiamo qui è duplice: la "voce dell'amico", apparizione sorprendente in "Essere e tempo", ha suggerito a Fédier un primo intervento pubblicato in tedesco. Ma, a significare una fascinazione ininterrotta, l'autore ritorna sul tema con una nuova riflessione in francese, per pensare "meglio", per intendere "di più".
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