Alfredo Oriani. Romanzi e teatro

Alfredo Oriani. Romanzi e teatro

Perché uno scrittore come Alfredo Oriani, ammirato da Croce e Bellonci, considerato con attenzione da Serra e da Gramsci, è oggi così evidentemente trascurato nelle ricostruzioni storiche del romanzo italiano dell'Ottocento? E perché testi come Gelosia e Vortice, spesso intensamente presenti nell'esercizio creativo dei maggiori scrittori del Novecento, sono a malapena citati nella gran parte dei manuali di storia letteraria? Certamente, un ruolo fondamentale nella caduta in disgrazia di Oriani ha avuto la Marcia al Cardello del 1924, e in generale tutta la violenta appropriazione della sua opera da parte del fascismo. A quasi un secolo di distanza, ormai superata l'insidiosa identificazione di Oriani col regime, appare doveroso tornare ai suoi testi: accanto al "grande male" psicologico, amplissimamente documentato nell'epistolario dello scrittore, resiste in essi una prepotente forza poetica, la capacità di allucinata rappresentazione delle sofferenze dei respinti della società, che si affina via via, attraverso il succedersi degli stili, dalle opere scomposte della giovinezza fino ai capolavori della maturità. La ricostruzione critica di Marco Debenedetti ci guida alla riscoperta di quello che potrebbe rivelarsi un piccolo classico.
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