Segreti dell'Inquisizione (I)

Segreti dell'Inquisizione (I)

Nel 1996, due anni prima che fossero aperti ufficialmente gli archivi segreti dell'Inquisizione e dell'Indice dei libri proibiti, nato con la Controriforma nel XVI secolo per ostacolare la diffusione di scritti eretici, lo storico ateo Peter Godman è riuscito ad accedervi e a studiarne i documenti più importanti. Questo libro è il resoconto di un affascinante viaggio nel cuore di quei due organismi che per più di quattro secoli hanno esercitato un severo controllo su tutto l'universo dei fedeli e degli intellettuali. Godman sceglie di narrarne la storia, mostrando come pensavano inquisitori e censori, in base a quale formazione culturale, mire politiche e personali agissero. Si scopre così, pagina dopo pagina, che l'idea di un'organizzazione monolitica che conduceva una concertata campagna di repressione in tutta Europa è un falso mito. Il Sant'Uffizio aveva potere solo in Italia, e come tutte le grandi burocrazie era afflitto da inefficienze e contraddizioni; i suoi stessi membri subivano l'arma a doppio taglio del sospetto che poteva colpire l'anonimo censore come il sommo pontefice (è il caso di Pio II, il più famoso tra i papi umanisti, le cui "Memorie" furono espurgate cent'anni dopo la sua morte da uno zelante compilatore di manuali). La lunga lista di 'casi celebri', che vanno da Hume a Voltaire, da Kant a Rosmini, permette di capire le ragioni più politiche che religiose che hanno dettato le condanne. L''inveterato eretico' Giordano Bruno, tanto per citare il più famoso martire dell'ortodossia cattolica, meritò il rogo non per le sue teorie filosofiche in sé, ma per aver disconosciuto l'autorità del Sant'Uffizio; e fu solo la maldestra cortigianeria di Galileo, nel 1632, a innescare le ire di Urbano VIII e la sua condanna. Sempre più sclerotizzata e provinciale, l'Inquisizione perse nei secoli ogni contatto con il mondo in evoluzione: basti pensare come ancora a metà del Novecento c'era chi voleva censurare o riscrivere il finale a "Il potere e la gloria" di Graham Greene, che con curiale diplomazia riuscì a non esacerbare lo scontro. Un saggio rigoroso che getta luce su uno dei capitoli più inesplorati della storia moderna, e avvince come un romanzo che sa insinuarsi nelle vicende dei protagonisti di quella che, per Godman, non fu soltanto una tragedia della repressione, ma anche una commedia degli errori.Traduzione dall'inglese.
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