Decennio Moro-Berlinguer. Una rilettura attuale (Il)

Decennio Moro-Berlinguer. Una rilettura attuale (Il)

Sono passati poco più di vent'anni dalla morte di Enrico Berlinguer, il padre del compromesso storico, della questione morale, della presa di distanze dall'imperialismo sovietico, e della politica di responsabilità nazionale durante i sanguinosi anni di piombo. Una morte improvvisa che chiudeva il decennio forse più travagliato del dopoguerra eppure ricco di spinte sociali progressiste - con i 'sì' al divorzio e all'aborto - che produssero l'avanzamento elettorale del Pci, al suo massimo storico nel '76, ma non una politica riformista e una vera alternanza. Sarebbero andate diversamente le cose se Moro non fosse stato ucciso dalle Br? Gli si è attribuito un grande progetto di modifica degli equilibri politici che avrebbe allarmato gli Usa, ma in realtà tra il '74 e il '78 Moro godeva della completa fiducia di Kissinger, anche perché il suo disegno era di mantenere il Pci a 'metà del guado' in attesa di ricollocarlo all'opposizione, come poi avvenne. Forse con Moro la Dc si sarebbe presentata alla soglia degli anni Novanta meno logorata dalla corruzione, più lucida nel tentare un possibile rinnovamento istituzionale, ma avrebbe solo ritardato il crollo poi verificatosi con Tangentopoli. Il quadro storico-politico entro cui hanno operato i due leader e i loro partiti è quello di una 'democrazia bloccata' dai suoi stessi giochi di potere, e ciò non tanto per l'ostilità degli Stati Uniti alla presenza dei comunisti al governo, ma per la resistenza conservatrice della maggioranza dei cattolici e l'esitazione del Pci che non seppe cogliere l'opportunità datagli dai successi elettorali di sostituire la Dc alla guida del Paese, come nelle socialdemocrazie europee sorte in quegli anni. Queste le ragioni di fondo dell'anomalia italiana, che permangono irrisolte anche nel decennio da Mani Pulite a oggi, pur in uno scenario con soggetti politici diversi e un bipolarismo di breve vita. Il futuro dell'Italia, quindi, dipenderà anche e soprattutto da come l'odierna sinistra riuscirà a gestire il suo rapporto con i cattolici, dalle scelte economiche alle conquiste civili. Con riflessioni sull'oggi parallele a una selezione di articoli del 1974-84 (apparsi su "la Repubblica" e "Panorama") Galli congegna un libro che diventa rilettura ragionata di quel cruciale decennio, quasi una summa del suo pensiero di politologo e testimone attento della nostra storia politica. Un'analisi lucida e imparziale, che sa chiarire l'evoluzione di un sistema politico assai farraginoso, mutato negli ultimi trent'anni come tutto il Paese, ma forse solo superficialmente.
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