Nataroccia

Nataroccia

Fulvia è una bambina curiosa e caparbia, vuole conoscere, vuole sapere, vuole formarsi una propria opinione. La madre si vergogna di una figlia che pretende sempre l’ultima parola, ed è circondata da altre donne che ringraziano “di avere figlie garbate e composte”. Fulvia ama ed è amata dal padre, macellaio di paese semianalfabeta ma appassionato di opera lirica, che le insegna tutto quello che c’è da sapere sui corpi e sui sentimenti. Fulvia è una donna adulta, ha lasciato l’entroterra siciliano per vivere in una grande città, alla costante ricerca di uno spazio di libertà dalle oppressioni familiari e sociali della sua terra d’origine. Ha una relazione complicata col suo corpo, bulimico e sovrappeso, che è fonte di stupore e disgusto. Miano mantiene un tono sarcastico, fino a essere urticante, per restituire una protagonista che non ha pietà di sé né del suo corpo, consapevole di non avere nulla da offrire allo sguardo dell’altro se non la sua carne. Fulvia rifiuta di sottomettersi a quello sguardo, sfidandolo, e trovando conforto solo in coloro che sapranno vedere oltre la superficie. Nataroccia è il ritratto di una donna a pezzi, ma che cammina sempre a testa alta.
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