La neve di Mariupol

La neve di Mariupol

Già dal brillante incipit di questo romanzo-verità, scopriamo il talento letterario di una scrittrice destinata a stupire. La sua opera non si può catalogare con facilità perché non è né narrativa, né saggistica, né diario, e ha in comune i tratti dei migliori libri-verità: Open, del tennista André Agassi; Limonov di Emmanuel Carrère e ancora i bestseller nostrani Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas e Fai bei sogni di Massimo Gramellini. Un esordio sorprendente per un romanzo-documentario vissuto in prima persona che, attraverso un racconto polifonico, trasforma piccole persone in grandi personaggi e restituisce l’esperienza di una guerra dove non ci sono gesta eroiche, ma letti sfondati, cetrioli in salamoia, babuskhe spaurite, bunker improbabili e storie grottesche. A volte rideremo e a volte invece piangeremo insieme a donne violate, orfani che fanno i compiti sotto le bombe, e un popolo che ha tanto freddo.Proposto da Vito Bruschini al Premio Strega 2023 con la seguente motivazione: «Monica Perosino è una inviata di guerra della «Stampa» di Torino e nel momento in cui sto scrivendo queste note, è tornata nuovamente sul fronte ucraino. Questo suo romanzo d’esordio non è un romanzo sulla guerra, bensì un romanzo sugli esseri umani. I suoi incontri con una popolazione sfinita e martoriata non soltanto dalle bombe, ma anche dal freddo, dalla fame, dalla disperazione, dalla paura, commuovono fino alle lacrime. È un romanzo dove le donne ci spiegano fino a che punto possa arrivare il dolore. Leggiamo sui giornali le cronache della guerra, ma Monica Perosino con questo romanzo si spinge più in là e riesce a farci entrare nelle piaghe sanguinanti della popolazione. Gli orrori che ci descrive non sono i morti carbonizzati, i cadaveri senza braccia, i piedi nelle scarpe abbandonati in mezzo alla strada, ma quelli che ti fanno stringere davvero il cuore e comprendere fino in fondo gli effetti raccapriccianti di questo conflitto, come quello della bambina con i capelli precocemente ingrigiti, per la paura, o il pianto dissennato della donna che disperata abbraccia il troncone senza testa, braccia e gambe del marito. Ma la guerra è anche solidarietà da parte di questa gente fatta di anonimi eroi la cui generosità ti sbalordisce, come quando un perfetto sconosciuto le dona, senza pretendere nulla, due preziosissime taniche di benzina. La neve di Mariupol è un affresco sulla follia degli uomini come non se ne leggeva dai tempi della nostra prima inviata di guerra, l’indimenticabile Oriana Fallaci. Monica Perosino ci prende per mano e ci accompagna fin dentro l’inferno in cui lei stessa è stata, facendoci sentire persino la puzza della paura. Alla fine della lettura sei così lacerato nell’anima che hai una sola una speranza: che la guerra finisca al più presto.»
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