I lenti tram

I lenti tram

Ne "I lenti tram", Noé Jitrik «si concentra sulle abitudini della vita familiare, dapprima bozzolo protettivo in cui l'identità si forma, poi velo oppressivo da squarciare, perché l'io possa presentarsi libero all'incontro con il mondo». Nel rievocare i riti della vita quotidiana, sul cui sfondo è la città di Buenos Aires, il racconto, come scrive Luigi Marfè nella postfazione, «si tuffa in uno spazio memoriale profondo, rivelando la continuità del tempo, riscattando l'ordinario, riscoprendolo come destino». I binari de "I lenti tram" «sono quelli del senso e del caso, che segnano la parabola di ogni esistenza, correndo paralleli, oppure incrociandosi, o anche allontanandosi per sempre». E come Borges, anche Jitrik «non sa staccarsi dalla contemplazione delle "cose che avrebbero potuto essere e non sono state"».
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Recensione del libro fornita da lottavo.it

Di Geraldine Meyer

Formalmente I lenti tram è la rievocazione di uno spicchio dell’adolescenza dell’autore. Nello specifico quella attorno al 1940 in una Buenos Aires che rimane sempre sullo sfondo eppure, forse per questo, molto presente. I lenti tram è una sorta di elegia del quotidiano, del suo valore di rito, tragico o lieve come sempre accade, che torna come ricordo ma che, proprio per questo, la scrittura individua come destino. Non si tratta di predestinazione...

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