Guida alla Calabria greca. Un itinerario tra miti e sacralità

Guida alla Calabria greca. Un itinerario tra miti e sacralità

In antico, era sacra la terra e sacri erano i fiumi, le sorgenti e le piante. L'incontro fra gli uomini e il sacro avveniva con facilità e con estrema felicità le cose potevano prendere una piega positiva o negativa. La sacralità pervadeva interamente il mondo greco. Ovunque ci si poteva rivolgere agli dei e dentro e fuori le città non mancavano i santuari o i luoghi dove poterli incontrare o invocare. L'incenso bruciato nei thymiatèria, i capi di bestiame sacrificati sugli altari, le figure di terracotta appese agli alberi che impreziosivano i recinti sacri o ai muri, le piccole arule tenute in angoli quieti delle case, tutto riconduceva ad una dimensione sacra e tanti erano i gesti, quasi codificati, che si potevano compiere per ottenere ascolto da una divinità o ringraziarla per essere stati ascoltati. Doni piccoli e grandi, ricchi o più misurati riempivano i tesori e le favisse dei santuari. Lunghi cortei, percorrendo le vie sacre, attraversavano le città per raggiungere le case degli dei, spesso poste in luoghi alti e ben visibili da lontano, o sulla riva del mare, per portare quotidianamente in scena, anche di notte, alla luce di bracieri sorretti da tripodi, la rappresentazione di un sacro orizzonte. E a questo mondo, ed a quello del mito, che cercheremo ora di avvicinarci.
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