Diario di uno stupratore

Diario di uno stupratore

E' il 1960: notizie di rivoluzioni popolari, guerre e crimini affollano i giornali e le radio. Disprezzato dalla moglie a casa e dai superiori a lavoro, Earl Summerfield, nel ristretto spazio del suo appartamento in San Francisco, scrive un diario, la cronaca improvvisata di un mondo che sta cadendo a pezzi. Le parole fluttuano nella sua testa trasformandosi in fantasie d'ambizione, sesso e castigo. E' afflitto per se stesso. E' arrabbiato con tutti. Così prende ad uscire tutte le notti, dormendo nelle case di altre persone. E' alla ricerca di qualcosa. Di un donna su cui poter infierire. La distruzione della propria anima conosce ampi portali. Il ritratto di un uomo in disfacimento, la cui immaginazione lo trascina fuori controllo. Con ossessivo, crudele spirito d'osservazione racconta la propria vita - come dorme, cosa mangia, il clima, il passare delle ore - e, nauseato, quella degli altri e a noi comune - resoconti di assassinii, di individui derubati, picchiati a morte - rivendicando la sua superiorità intellettuale. E si domanda in che razza di mondo vive: "comincio a pensare che siamo la nazione più selvaggia della terra. Affatto così caritatevole e onesta come viene spesso dichiarato." La sua voglia di giustizia aumenta, chiama in causa Dio e la Chiesa, finché non si chiede se la violenza, in fondo, non sia in qualche modo concessa.Il libro, pubblicato nel 1966, è un testo con profonde radici americane, a metà fra la "Lolita" di Nabokov e "America Psycho" di Bret Easton Ellis, fra sensualità e delirio. E' un romanzo moderno e terrificante ora come all'epoca in cui fu creato.
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