Il giallo dell'incarnazione

Il giallo dell'incarnazione

L'autore, che si considera un teologo di strada, è dell'avviso che la Chiesa ce la racconti sostanzialmente giusta, ma con termini e modi prevalentemente obsoleti. E che, dunque, sia ora e tempo di innovare. Egli ritiene che l'ultimo vero innovatore sia stato S. Agostino, che però era ancora troppo influenzato dalle manie e fobie ebraiche per operare trasformazioni più incisive. L'autore vede con molta perplessità anche il fatto che il testo del Credo, tuttora insegnato alla scuola di catechismo, risalga a millesettecento anni fa e sia stato dettato, parola per parola, non da un Papa od altra autorità religiosa, ma da un Imperatore (Teodosio) di dubbia reputazione ed ancor più dubbia competenza. Guarda caso un personaggio coevo di Sant'Agostino.
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