Limite del vero

Limite del vero

"Se un'influenza di letture dell'altro secolo è palpabile, questa non può essere vista come un elemento negativo o frenante. L'autore maneggia il materiale poetico con una naturalezza e con una profondità necessarie a fare dell'ottima poesia, interessante, moderna, intelligente. Il quotidiano attraversa e sostiene l'impalcatura dei versi con gli oggetti, le azioni e alcune parole chiave come luce - porte - serrature, fuoriescono dal ritmo metrico. Le sei sezioni del testo ben si legano e amalgamano tra loro grazie anche alla presenza degli elementi della Natura; Natura che non diviene mai un contenitore passivo di azioni ma assume, spesso, un ruolo di comprimario dell'Io narrante. Nei versi appare un "tu", un complemento a cui affidare la non-retorica delle domande, un filo di speranza contro il disgregarsi degli eventi, del tempo. C'è molta descrizione di attimi, talvolta pare di assistere a un ragionamento anagogico: «Littera gesta docet, quid credas allegoria. Moralis quid agas, quo tendas anagogia». Un senso morale straniante e quasi di accompagnamento, un indicare senza premere sulla ferita che le cose mostrano. Non credo di esagerare se dico che ci sono momenti di scrittura sinestetica." (dalla postfazione di Giulio Maffii)
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