Dopo cena

Dopo cena

Definire "Dopo cena" una semplice pièce teatrale è riduttivo, perché l'autore si serve dell'espediente del palcoscenico con estrema libertà, e lo dimostra il passaggio in prosa tra la prima e la seconda parte. Come nei suoi precedenti lavori, Mantovani sceglie, per l'urgenza e l'efficacia del dire, di muoversi fra i vari registri del linguaggio; e lo fa con raffinata perizia, riuscendo a cogliere la natura del campionario umano di volta in volta presentato: dal leggero al terribilmente serio, dal sarcastico al grottesco fino al doloroso realismo. Così, se nella prima parte sembrano prevalere il comico e un'ironia sferzante, nella seconda si raggiunge il drammatico. La lettura coinvolge per la lucida riflessione su temi mai così importanti come oggi: l'apparire a tutti i costi, la donna svilita, la distorsione dell'informazione di massa, l'eclisse del senso critico e della cultura, il discutibile operare delle istituzioni. Siamo di fronte a un testo originale e intelligente, nella cui scrittura pungente e agile troviamo, nel solco della migliore tradizione letteraria e filosofica insieme, l'amaro riso di Pirandello e il rigore dell'operetta morale.
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