Pianeti di luce

Pianeti di luce

Tre bambini su una scala d'arenaria, vineddivineddi, o sulla spiaggia di Marina di Patti, fanno gioco. "Quando comincia, quando finisce / il gioco non sappiamo, forse / era giorno... ", e il gioco non si è fermato: due fratelli, già ragazzi, hanno avuto tra le mani una (una sola) macchina fotografica: il terzo, cugino, ha tentato parole che vogliono diventare poesia. Fogli di fotografia e fogli di poesia che si ricompongono, s'inseguono ora qui, arruffate e confuse, in una memoria che non consente (e non vuole) distinguere di chi è stato lo scatto. "Ma il gioco / è nulla in sé, soltanto ci rende / vigili al secondo e fa / che vibrino le fibre". Consapevoli che fare fotografie non fa fotografi e che scrivere poesie non fa poeti, quanto oggi si offre è solo un dono a se stessi, a quei tre bambini, al ricordo di giorni vissuti insieme, a quell'insieme che adesso ancora continua in questo gioco adulto e miracoloso.
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