Il nicodemita. Teofilo Panarelli da Monopoli nell'Italia del Rinascimento

Il nicodemita. Teofilo Panarelli da Monopoli nell'Italia del Rinascimento

Un medico preparato, Teofilo Panarelli, colto e di buona scuola lega il sapere scientifico alle forme del dissenso religioso sulla scia di Calvino e Lutero, approdando al nicodemismo così scompaginando l'antico adagio medievale: "ubi tres medici, ibi duo athei". La formula del dissenso religioso radicato in un cultore dell'arte sanitaria può esser tollerata temporaneamente a Venezia, non certo a Roma dove posizioni eterodosse, se non proprio eretiche, portano direttamente nelle grinfie dei giudici con il saio del Santo Uffizio della Inquisizione. Il pugno di ferro violento ed autocratico della Controriforma costringe Panarelli a poco convinte esternazioni di abiura e pone fine ad una storia di vita piena di viaggi, studi, fughe, esercizio di medicina del corpo e dell'anima, coraggio, amore per l'umanità sempre alla ricerca angosciata di un asilo per apostati. Muore da vivo impiccato e poi, da morto, bruciato questo Giordano Bruno monopolitano le cui ragioni di eterodossia possono leggersi giustificate nel suo nomen battesimale: amico di Dio!
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