Incarnazioni dell'odio. Razzismi, sessismi, crudeltà quotidiane

Incarnazioni dell'odio. Razzismi, sessismi, crudeltà quotidiane

La psicoanalisi ci insegna che l'odio è una passione ineliminabile dall'esperienza umana, inestricabilmente legata all'amore, tanto da far coniare a Jacques Lacan il neologismo hainamoration ("odioamoramento"). Tuttavia, se l'odio non è assunto come ciò che anzitutto riguarda la dimensione di estraneità che abita ciascun essere parlante, rendendolo non trasparente a se stesso, non potrà che riversarsi sull'altro, manifestandosi nella forma dell'intolleranza, del razzismo, dell'espulsione di ciò che appare come non conforme. L'impoverirsi della dimensione della parola, che fonda il legame sociale, lascia sempre meno spazio alla possibilità di trattare le differenze e le divergenze sul piano simbolico. L'insulto, l'azione violenta, la segregazione fisica o sociale, il tecnicismo che riduce gli umani a numeri da contabilizzare e gestire, divengono risposte di fronte all'insopportabile che l'incontro con l'alterità porta con sé. È attraverso la parola e la conversazione che si possono contrastare le diverse derive dell'odio, mantenendo viva un'interrogazione, senza cancellare un sapere inventivo, una parola poetica.
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