Oltre la soglia
Jerome K. Jerome racconta di aver dato da leggere ad Arthur Conan Doyle, una copia dei racconti di Machen. Doyle quella notte non riuscì a dormire. «Il vostro amico Machen è proprio un genio» disse poi a Jerome, «ma prima di portarmelo a letto di nuovo ci penserò due volte». L’aneddoto è insieme rivelatore sia delle qualità letterarie e artistiche di Machen – uno degli autori favoriti di Henry Miller e considerato “un maestro” da Borges – sia dell’effetto inquietante della sua prosa. Volto, in tutta la sua produzione, a sondare i misteri dell’universo, egli non giunge mai a una conclusione definitiva, ma soltanto (ed è già molto) a porre questioni, a mettere in dubbio quella che sembrerebbe la realtà, aiutandoci a prendere coscienza della complessità dell’esistenza. I suoi racconti, dunque, come i sogni di cui spesso parla, sembrano cominciare con la parola fine.
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