La libertà dell'inutile. Nascita e psicologia dell'arrampicata sportiva

La libertà dell'inutile. Nascita e psicologia dell'arrampicata sportiva

In molti si spostano a nuoto, su una bicicletta o con un paio di sci ai piedi... e poi ci sono loro: i climber, che salgono pareti verticali a mani nude. La roccia e i muri di «plastica» sono diventati i nuovi terreni dell'uomo. Nonostante l'essere umano abbia perso ormai da tempo la sua animalità, grazie all'arrampicata ritrova sensazioni, istinti e possibilità che non sapeva di avere. Chiunque abbia provato almeno una volta a scalare una parete, ha sentito sulla propria pelle l'ebbrezza e la paura, ha attraversato una vasta gamma di emozioni tra poesia e dramma, e si è sentito intimamente tanto bene da volerlo rifare, e poi rifarlo ancora. Scopre il piacere dell'effimero e dell'oggettivamente inutile. Un'avventura riservata solo a chi osa staccare i piedi da terra e andare verso l'alto. «La libertà dell'inutile» parla di scalata in modo acuto e mai scontato. Un testo che accompagna chi già conosce il mondo verticale e risponde alle domande di chi vi si avvicina per la prima volta. Un viaggio nella storia dell'arrampicata sportiva e nella mente degli scalatori.
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