Um
Un ago si accosta placido, inesorabile, al viso di May. La donna ha accettato di sottoporsi a una procedura sperimentale per alterare le sue fattezze – dopo aver perso il lavoro, quei soldi torneranno utili. A lei, al marito Jem, costretto a barcamenarsi tra mille impieghi, ai figli Lu e Sy. A eseguire l’operazione è un um, uno degli innumerevoli robot intelligenti che, in una società sconvolta dal cambiamento climatico e sempre più informatizzata, stanno soppiantando gli umani. È stato facile cedere a quell’opportunità di guadagno, così come è facile cedere all’incessante pubblicità e al desiderio nostalgico delle foreste della sua infanzia: May acquista per tutta la famiglia una vacanza di tre giorni al Giardino botanico, un costoso rifugio verde nel cuore della città , dove auspica per tutti un po’ di disconnessione per riconnettersi, invece, a una natura che appare sempre più estranea. E riavvicinarsi gli uni agli altri. La sua insistenza affinché tutti si separino dai loro dispositivi digitali avrà però conseguenze impreviste, e il Giardino non si rivelerà il balsamo che May sognava. Messa di fronte al pericolo, dovrà combattere per i suoi cari. Scritto in una prosa asciutta ma con straziante compassione, "Um" racconta il mondo dell’individualità e degli affetti in un futuro distopico che appare pericolosamente vicino al presente. Pagina dopo pagina, Phillips ruota il punto di osservazione fino a porci di fronte a uno specchio – e scopriamo allora che quell’enigmatica sillaba che dà il titolo al romanzo non descrive solo l’umanoide ma chiama anche in causa, e con urgenza, l’umano.
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