Un lavoro come un altro
All’inizio del Ventesimo secolo l’elettricità si sta diffondendo in Alabama, e Roscoe T. Martin sceglie di investirci facendone il lavoro della sua vita: un lavoro che ama moltissimo. Ma quando sua moglie, Marie, eredita la fattoria del padre, che sta fallendo, Roscoe deve rinunciare a quel lavoro e improvvisarsi contadino. La frustrazione e il disincanto minacciano di distruggere la sua autostima e il suo matrimonio. Per salvare ciò che gli è più caro, Roscoe decide di usare le sue abilità di elettricista per sottrarre energia allo Stato, riuscendo così a garantire un periodo di prosperità e pace alla sua famiglia. Tutto però finisce il giorno in cui un giovane che lavora per la compagnia elettrica si imbatte nelle linee illegali di Roscoe e rimane folgorato: Roscoe viene arrestato, e con lui il mezzadro nero della fattoria, Wilson, che Roscoe aveva trascinato nella propria impresa illegale. Negli anni che seguono, abbandonato dalla moglie e con una lunga condanna davanti a sé, Roscoe è costretto a riflettere sul prezzo delle sue scelte, altissimo per lui ma persino più alto per Wilson, nell’America razzista degli anni Venti. Scalando i ranghi della prigione di Kilby, da manovale a bibliotecario, fino a diventare guardiano dei cani - il detenuto che aiuta le guardie a rintracciare gli evasi - Roscoe è tormentato dai fantasmi di chi ha subito le conseguenze delle sue scelte, ma anche da un rancore e una solitudine inconsolabili dovuti alle scelte altrui. Chiedendosi quale futuro lo aspetta il giorno in cui finalmente tornerà in libertà , finché quel giorno non arriva davvero. Un grande romanzo americano di impressionante profondità psicologica e perturbante complessità morale, in cui il confine tra vittime e carnefici è quantomai sottile, che tiene incollati fino all’ultima pagina grazie a personaggi sapientemente costruiti e all’universalità delle loro emozioni.
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