Memorie di una schiava
Carolina del Nord, metà Ottocento. Hannah è una giovane donna ed è una schiava: questa è la storia del suo coraggioso cammino alla conquista della libertà. Un racconto avvincente che si snoda tra sontuose dimore padronali, piantagioni e fitte foreste del Sudest degli Stati Uniti, in un mondo popolato da mercanti di schiavi senza scrupoli ma anche da sconosciuti mossi da un’inattesa generosità. Scritto tra il 1853 e il 1861 da Hannah Bond, una donna afroamericana fuggita dalla schiavitù, con lo pseudonimo di Hannah Crafts, il manoscritto è rimasto sconosciuto per oltre un secolo. Riscoperto nei primi anni Duemila, Memorie di una schiava si attesta come il primo romanzo scritto da una donna afroamericana, un’opera che si è subito affermata come una pietra miliare della letteratura, capace di unire il fascino del romanzo ottocentesco a un’analisi ancora attualissima delle contraddizioni che affliggono l’America. Per raccontare il sistema schiavista, Crafts sceglie la forma del romanzo piuttosto che quella autobiografica, generando una narrazione di straordinaria forza psicologica ed emotiva, che fa luce sulla disumanità su cui le classi dominanti bianche hanno costruito la fortuna di cui godono ancora oggi. Un racconto sferzante nel quale risuonano gli echi della grande tradizione letteraria ottocentesca - da Dickens a Brontë - e che ci offre un’inestimabile testimonianza di prima mano sulla condizione delle schiave afroamericane. Con il suo limpido talento letterario, l’autrice dà finalmente voce a generazioni di donne silenziate, restituendo dignità e senso a tutte le vite spezzate dalla schiavitù.
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