Lettera a un ostaggio. Con uno scritto di Rachel Bespaloff

Lettera a un ostaggio. Con uno scritto di Rachel Bespaloff

Insieme a “Terra degli uomini”, “Lettera a un ostaggio” rappresenta il punto più alto dell’opera di Saint-Exupéry, tanto per la qualità letteraria quanto per la profondità della sua visione filosofica, tesa a restituire un significato spirituale dell’esistenza. Pagine dense di emozione raccontano l’incontro felice, avvenuto prima della guerra, con l’amico Léon Werth, il dedicatario del “Piccolo principe” rimasto poi prigioniero nella Francia occupata dai nazisti. La lettera è indirizzata proprio a lui: «Colui che stanotte ossessiona la mia memoria ha cinquant’anni. È ammalato. Ed è ebreo. Come potrà sopravvivere al terrore tedesco?». Lungo il filo dei ricordi, Saint- Exupéry sviluppa una linea melodica che trova nel sorriso il suo motivo guida, simbolo della possibilità di restare umani persino nella barbarie, attraverso l’impegno di ciascuno per l’altro. Ne nasce un appello struggente non tanto alla tolleranza, quanto alla comprensione; una condanna del fanatismo e, insieme, un inno all’amicizia e ai valori dell’umanesimo. Il testo è accompagnato da un prezioso scritto di Rachel Bespaloff, che gli dedicò una puntata alla radio newyorkese degli esuli francesi durante la Seconda Guerra Mondiale.
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