Carteggio. 1885

Carteggio. 1885

La corrispondenza tra Vittorio Imbriani e il giovane Croce si dispiega dal mese di marzo a quello di dicembre del 1885, cioè fino a poche settimane prima della morte dello scrittore napoletano, da tempo alle prese con le sofferenze della malattia. In verità, Croce, già qualche anno prima, aveva conosciuto Imbriani, rimanendone particolarmente colpito, quando, studente liceale, andava ad ascoltarne le lezioni di Letteratura italiana presso l’Università partenopea. Dallo scambio epistolare si evince come il giovane studioso gradisse confrontarsi con Imbriani su questioni di mitologia, di erudizione e di letteratura, segno evidente di una solidarietà di intenti e di affinità del sentire. Si andava tra i due instaurando progressivamente una simpatia non solo intellettuale, ma anche morale ed umana: infatti, al professore, che, peggiorando le condizioni di salute, si sentiva condannato a morire giovane –giovane ancora di anni e d’ingegno – Croce, commosso e rattristato, cercava di recare conforto, rassicurandolo che Egli era «stimato e voluto bene» e che metteva «in tutti gran desiderio di sé». Sulla tragedia di Casamicciola, Imbriani rappresentò, per Croce, un esempio di serietà operosa e di rigore morale, un riferimento costante, capace di esercitare fascino e influenza, di cui sono tracce sparse nell’intera produzione crociana. Segno di affetto e di riconoscimento sarà, allora, l’impegno che il Filosofo profonderà nell’azione di «recupero» dell’opera imbrianea, attraverso riedizioni e curatele, traendola dall’ingiusto e immeritato «oblio» nel quale era caduta.
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