Origini

Origini è un libro sulla prima casualità che segna la nostra biografia: nascere da qualche parte. E su cosa accade successivamente. Origini è un libro sui luoghi che sono la mia casa, quelli nella mia memoria e quelli che ho inventato. È un libro sulla lingua, sul chiaro di luna, la giovinezza e su molte estati. L’estate in cui mio nonno ha pestato il piede di mia nonna mentre ballavano e io ho rischiato di non nascere. L’estate in cui sono quasi annegato. L’estate in cui Angela Merkel ha aperto le frontiere e che è stata molto simile all'estate in cui sono fuggito attraverso molti confini verso la Germania. Origini è un addio a mia nonna affetta da demenza senile. Mentre io raccolgo i miei ricordi, lei sta perdendo i suoi. Origini è triste perché per me l'origine ha qualcosa a che fare con ciò che non posso più avere. I miei scritti biografici, compreso questo testo, sono come il nome sul campanello di un uomo morto da così tanto tempo che non lo ricordo più - un tentativo di preservare qualcosa che un tempo era importante. Per preservarlo sì, ma anche per andare oltre nella propria mente, per arrivare fino in fondo». In Origini parlano i morti e i serpenti, e la prozia Zagorka che va in Unione Sovietica perché vuole diventare cosmonauta. Origini sono anche un conduttore di tronchi, un guardafreni e una professoressa di Marxismo che ha dimenticato Marx. Un poliziotto bosniaco felice di essere stato corrotto. Un soldato della Wehrmacht che ama il latte. Una scuola elementare per tre alunni… Tito, la Jugoslavia, il nazionalismo, la fuga...