Prima che faccia notte

Prima che faccia notte

Prima che faccia notte potrebbe sembrare una sorta di autobiografia, per quanto modificata in una rappresentazione spesso fantastica e surreale, in cui situazioni, circostanze, episodi sono spesso un misto fra verità e finzione, realtà e immaginazione. Una confessione laica, il cui obiettivo vorrebbe essere quello di trovare una corrispondenza, uno spirito comunitario, una visione che possa essere condivisa non sulla vita, ma su quella che dovrebbe essere la disposizione verso la vita, l’atteggiamento di fondo. Il riconoscere nel nostro simile il nostro fratello. «Ho cercato» scrive William Blake, «la mia anima e non l’ho trovata, ho cercato Dio e non l’ho trovato, ho cercato mio fratello e li ho trovati tutti e tre». Nell’anarchia dei ricordi, che riaffiorano inarrestabili, al di là di un apparente filo logico, scorrono donne, amici, familiari, in un flusso senza tempo, tra l’idealismo dell’infanzia, la spensieratezza dell’adolescenza e il cinismo dell’età adulta. A Luppi non interessa la coincidenza minuziosa con la realtà quanto piuttosto svelare la purezza e la passione di come è stata vissuta. In queste pagine c’è tanta invenzione, ma, a conti fatti, è tutto vero.
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