Deficit. Perché l'economia femminista cambierà il mondo
Nel 2020 Emma Holten si imbatte in un articolo in cui si afferma che le donne rappresentano un deficit, una perdita netta per la società. Le donne infatti ricevono più di quanto danno, è scritto. Prendono più congedi di maternità, stanno di più a casa con i bambini, in genere svolgono lavori meno retribuiti, in molti casi anche part-time, e quindi pagano meno tasse. Partoriscono, e i parti sono costosi. Dunque, conclude il saggio, l’economia mondiale sarebbe più ricca se la vita delle donne assomigliasse a quella degli uomini, perché le donne dedicano troppo tempo a prendersi cura di altre persone. Come siamo arrivati a questo punto? In che modo il contributo decisivo delle donne al benessere collettivo è diventato una perdita secca? Emma Holten ripercorre con accuratezza – confutando i falsi miti consolidati nei secoli – il percorso con cui l’economia, dall’Illuminismo in avanti, ha di fatto negato il valore del lavoro di cura delle donne (e non solo). Perché quando tutto è definito da un prezzo, si crea una gerarchia dove ciò per cui è più difficile calcolare un esatto valore, come il lavoro di cura e accudimento, finisce in fondo alla lista. Ma questo non significa che queste cose non abbiano valore; solo che in politica e nel dibattito economico vengono trattate come se non ne avessero. Emma Holten – svelando l’enorme capitale nascosto che sfugge ai principali modelli economici – mostra quanto le decisioni politiche che ne derivano siano altrettanto imperfette, e causino profondi danni sociali: se non riusciamo a dare il giusto valore alle cose che contano, come possiamo costruire un futuro migliore?
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