Jan Blazek. Il bacio del cacciatore di vampiri
Venezia, 1751: un misterioso sarcofago semina incubi nella Laguna, vele insanguinate infestano le torbide acque del Canal Grande. Un colpo d’occhio grottesco, che tuttavia ispirava anche in quegli uomini – che pure dovevano esservi abituati – una paura genuina. A terrorizzare, davanti al corpo grande e immobile, era il suo stesso respiro, che non suonava un rantolo come ci si sarebbe attesi, ma solo terribilmente flebile e corto. Come una finzione di respiro, una sua ombra o fantasma. In un mondo di forche e d’incubi, di elementi picareschi, erotici e fantastici, si muove Jan Blazek, il cacciatore di vampiri, le cui gesta narrate da dama Antilia de Caston Motte (n. 1742) e riportate alla luce dall’esperto e attento Franco Pezzini, anticipano di oltre un secolo ben più noti cacciatori come Van Helsing o i più recenti Buffy e Blade. “Come un cadavere ingioiellato... Venezia è una città profondamente vampira”, Jan Blazek
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