L' eclettico Jacobbi. Percorsi multipli tra letteratura e teatro

L' eclettico Jacobbi. Percorsi multipli tra letteratura e teatro

È raro che una giornata di studio riesca a imporsi per originalità e anticonformistica ricchezza di interventi come è avvenuto nel caso di quella dedicata a Jacobbi di cui qui si offrono gli Atti, il merito, oltre che dei partecipanti (personalità e studiosi di primo piano, ai quali si sono affiancati significativamente dei giovanissimi), va naturalmente in gran parte alla singolarità del personaggio studiato: impegnato com'era Jacobbi, con versatile e generosa intelligenza, sui terreni molteplici della critica, della traduzione, del teatro, del cinema, della poesia, per di più tra paesi, culture e lingue diverse.Nel passaggio dall'oralità alla scrittura, Anna Dolfi, cui si deve l'organizzazione della giornata e del libro, ha cercato di rafforzare con qualche integrazione il settore delle testimonianze (già che è in quest'ambito che la perdita de “le grain de la voix” risulta più forte), recuperando per via iconografica il percorso di una storia suggerita anche per interpretazioni, segni complementari, molteplici “mises en scène”; e pubblicando due straordinari testi inediti degli anni 60 (La fiera dei romanzi, Quaderno dell'insonnia).Per il resto, nel libro di Jacobbi, Luciana Stegagno Picchio ripercorre la storia lusitana (dal Brasile al Portogallo) sullo sfondo indimenticabile della Roma degli anni 60 e dell'amicizia con Ungaretti e Murilo Mendes; Camilleri evoca la sorprendente e generosa capacità didattica, l'estro, l'instancabile affabulazione; Musati ricostruisce il coraggioso e tormentato percorso alla direzione dell'“Accademia d'Arte drammatica” di Roma. A almeno tre diverse generazioni di critici è affidato poi lo studio e l'affondo su campi diversi: dalle prime e precoci collaborazioni agli scritti interrotti della maturità; dagli interventi della giovinezza (Silvio Ramat) al cinema (Michele Goni); dal Novecento italiano (Raffaele Manica) ad alcuni suoi autori presi significativamente a campione (Luciano Curreri, Luigi Baldacci, Felicita Audisio); dal Brasile (Alessandra Vannucci) al teatro (Marzio Pieri), dalle letterature straniere (Enza Biagini, Tommaso Lisa, Nicola Turi), agli incompiuti progetti di antologia (Beatrice Sica). Di molte di queste piste, percorse per la prima volta in un anno di grande revival jacobbiano, dovranno tenere conto gli studi dei prossimi anni. Per il momento, nel ventennale della prematura scomparsa e a quasi vent'anni di distanza da un altro convegno fiorentino a lui dedicato, questo nuovo libro, strutturato in modo del tutto diverso dal precedente, con la partecipazione, oltre che degli amici di sempre, di nuove generazioni, vuole essere un risarcimento per un troppo lungo silenzio e una testimonianza. Già che è qui a ricordare un vuoto che, ancora dopo tanto tempo, continua ad essere beante per la nostra cultura (saudade, più che nostalgia, per un uomo che sapeva e amava parlare, che cercava il vero e il giusto, e che in questa ricerca lucida e appassionata ha bruciato la vita) e a sottolineare l'importanza e la vitalità di un percorso intellettuale contrassegnato da strenuo impegno, geniale e incurante dissipazione, coltissima umanità.
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